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I benefici della sfera ambientale

giovedì 27 giugno, ore 19

L’ambiente costruito in ambito sanitario, in particolare in quello oncologico, ha un forte impatto sulle persone, ma se progettato bene e con sensibilità, svolge un ruolo essenziale nel supportare il loro benessere. Come gli edifici dove nessuno vorrebbe stare (ad esempio i tribunali o le carceri), l’ospedale, attraverso spazi, materiali e luce, dovrebbe infatti supportare la condizione psicologica dei suoi fruitori, innanzitutto i pazienti, che hanno bisogno di ritrovare la speranza nel futuro, e poi il personale sanitario e i caregiver nel loro lavoro di cura dei malati. Quando ai malati oncologici viene chiesto di cosa abbiano bisogno, rispondono: tempo, accesso ai farmaci, accesso alla diagnostica, supporto psicologico e tranquillità. Sono tanti i fattori che causano stress e disagio in un ospedale, dai rumori assordanti, alle luci accecanti, agli odori soffocanti. Da un’indagine sulla soddisfazione dei pazienti realizzata presso lo IOV (Istituto Oncologico Veneto) è emerso che è necessario lavorare su più fronti: spazi, illuminazione, silenzio. Da qui parte il progetto di una “quiet room” ispirata alle esperienze internazionali. Naturalmente, le buone idee devono tenere conto dei vincoli economici che impediscono alle strutture sanitarie pubbliche di migliorare rispetto a quelle private. Lavorando in sinergia, architetti e medici concordano sulla necessità di un ambiente armonioso in cui affrontare il percorso di cura dei pazienti oncologici. Tuttavia, la garanzia di una cura completa e possibilmente la ‘prossimità’ delle figure che si prendono cura del paziente, restano centrali.


RELATORI

Filippo Cannata è il progettista e socio fondatore di Cannata & Partner Illuminotecnici Comunicazione. Dal 2003 è uno dei principali protagonisti della scena lighting designer e, nel 2013 e nel 2022 è stato riconosciuto tra i 100 designer italiani da Riccardo Dell’Anna Editore. Ha collaborato con studi di architettura di fama mondiale come Mario Cucinella, Mario Botta, Boris Podrecca, Richard Rogers, SOM e molti altri. Docente del Master, crede che per ritrovare l’armonia con noi stessi nei momenti di crisi, dobbiamo creare un ambiente capace di calmare le persone che hanno perso la speranza e permettere ai loro sogni di riaffiorare. Dopo la sua esperienza come paziente, le sue priorità nella progettazione dell’illuminazione sono cambiate, aspirando ad aiutare le persone a gestire le forti emozioni che si provano in un ambiente oncologico.

Lorena del Río è co-fondatrice di Rica* Studio New York – Madrid, uno studio di architettura e una piattaforma di ricerca progettuale che opera su più scale, riflettendo sulla ridefinizione di flessibilità e mirando a migliorare le condizioni di vita attraverso l’architettura. Professoressa assistente presso la Cooper Union, Del Río ha anche insegnato alla Cornell University, al California College of the Arts e al MIT. La sua ricerca accademica adotta un approccio interdisciplinare al design in cui architettura, arte e ricerca sui materiali si incontrano per indagare l’effetto psicologico dell’architettura e la sua capacità di promuovere il benessere emotivo. Dopo aver vissuto l’esperienza come paziente, osservando il progetto di un reparto di oncologia pediatrica realizzato in passato, ha compreso ulteriormente il valore dell’architettura nel migliorare il benessere delle persone.

Pietro Gallina lavora in Staff Direzione Generale dello IOV, Istituto Oncologico Veneto-IRCSS. Laureato presso in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova nel 1998, ha successivamente conseguito la specializzazione in Geriatria ed il Dottorato di Ricerca in Fisiopatologia Clinica. Dopo aver svolto attività clinica e di ricerca, ha sviluppato la sua carriera professionale nell’ambito del management sanitario, con particolare riguardo alla cronicità. È stato responsabile sanitario di OIC Onlus dal 2006 al 2010, Dirigente Medico presso l’Azienda ULSS 16 (poi ULSS 6 Euganea) fino al 2022, occupandosi prevalentemente di Specialistica ambulatoriale e percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) del paziente oncologico. Ha all’attivo numerose pubblicazioni.

Valentina Guarneri è Direttore dell’Unità di Oncologia 2, Istituto Oncologico Veneto IRCCS. Dal 2021 è Professore Ordinario Oncologia Medica, Università di Padova, Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Oncologiche e Gastroenterologiche, Integrazione assistenziale come Dirigente Medico di II Livello presso Oncologia Medica 2 dello IOV-IRCCS. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni e tenuto più di 300 conferenze su invito nazionali e più di 90 conferenze internazionali. Come membro del comitato scientifico dei “Convegni Oncologici del Triveneto” hai contribuito all’organizzazione di diverse attività didattiche e corsi ECM. Membro del comitato scientifico di Advanced International Breast, contribuisce all’organizzazione di un convegno annuale che riunisce i più eminenti esperti di neoplasie della mammella.

Ivan Harbour è un architetto e senior partner di RSHP. Il lavoro di Ivan abbraccia molti tipi di edifici in tutto il mondo, dagli aeroporti alle case a basso costo, dove i progetti condividono la convinzione comune che gli edifici di successo rivolgano il massimo rispetto a coloro che li utilizzano. Due dei progetti di Ivan – Terminal 4 dell’aeroporto Barajas di Madrid (2006) e Maggie’s West London (2009) – hanno vinto lo Stirling Prize, il premio di architettura più prestigioso del Regno Unito. Ivan è profondamente coinvolto nella progettazione dalla scala urbana fino al più piccolo dettaglio e, insieme a Graham Stirk, promuove e sviluppa l’etica e la qualità del design per cui lo studio è rinomato.

Caterina Frisone è fondatrice del Master e ideatrice, insieme a Massimo Zuin, del ciclo di tavole rotonde “Sinergie e confronti tra Architettura e Sanità”. Fortemente convinta che per migliorare la qualità della progettazione ospedaliera sia necessario adottare un approccio interdisciplinare alla progettazione e innalzare il livello di preparazione dei progettisti e dei tecnici delle aziende sanitarie, Frisone dedica il suo lavoro a stimolare il dialogo tra architetti/ingegneri e medici/operatori sanitari e ad accrescere la cultura e la conoscenza dei suoi studenti. L’auspicio è infatti quello di un cambio di paradigma nel considerare l’architettura di qualità come fondamentale per migliorare il sistema sanitario.

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